Quello di avere una stima troppo alta delle proprie competenze è un problema, anche piuttosto serio secondo le aziende di lavoro interinale del nostro paese, che hanno fatto pubblicare una serie di interviste su diversi quotidiani nazionali proprio per parlare di quella che sembra essere una tendenza tutta italiana.
Parliamo delle lingue che sappiamo, o meglio, che non sappiamo e facciamo finta di sapere, un problema che sembra accompagnare gli italiani anche quando vanno fuori dal paese, dove le competenze linguistiche sono importanti (e devono essere effettive).
Se rilevante per il lavoro, la competenza viene controllata
Siamo ormai lontani da quei tempi in qui, avvisano le aziende, la competenza riportata sul curriculum veniva presa per buona a prescindere. Oggi, nel caso in cui la competenza specifica dovesse essere rilevante per il lavoro in questione, sono molti i controlli che vengono effettuati, controlli che purtroppo spesso trovano i candidati impreparati, e quindi, come riportano le interviste, nella posizione di millantatori di conoscenze che in realtà non si hanno.
Se c’è un abilitazione/esame, meglio riportare quella
Nel caso in cui si fossero sostenuti esami universitari o, meglio, certificazioni per una lingua specifica, è sicuramente meglio riportarle in CV, al posto magari della classica tabella con l’assegnazione della competenza da A1 a C2 che lascia un po’ il tempo che trova, soprattutto se non certificata da chi si occupa di lingue.
Quindi si al TOEFL, alla certificazione del Goethe, a quella del Cervantes e a quelle che in genere vengono prese in considerazione dalle università e dalle più grandi aziende. Anche qui però, occhio a dire bugie. Per controllare basta una telefonata, e nel caso di bugia la vostra candidatura finirebbe inevitabilmente nel cestino, dato che soprattutto in momenti di crisi, di bugiardi c’è una richiesta bassissima.
Le aziende ci hanno avvisato, ora sta a noi rimetterci in carreggiata.