Qualcuno l’aveva bollata come l’ennesima boutade in un mondo del lavoro dove ci sarebbe poco da scherzare. E invece sono arrivati i curriculum, tanti, e anche i primi posti di lavoro.
Parliamo dell’iniziativa di T-Island, azienda di Imola che ha aperto una innovativa agenzia di collocamento per il lavoro all’estero. Ed è subito boom di curriculum: in più di 500 hanno raggiunto l’azienda, che ne è riuscita a collocare già una trentina.
Chi è l’italiano che va all’estero? È un disoccupato, anche se non sempre. Vediamolo insieme.
Medici, ingegneri, cuochi e panettieri
È un’umanità piuttosto varia quella che ha raggiunto T-Island con il proprio curriculum. C’è abbondanza di medici (un mestiere per il quale il lavoro non manca neanche in Italia a dire il vero), c’è abbondanza di ingegneri, ma anche di figure meno specializzate, come panettieri e cuochi.
Un mondo del lavoro, quello italiano dunque, che non solo non è in grado di occupare, ma neanche di trattenere gli occupati, dato che anche i medici sembrano voler prendere la via dell’estero per migliorare sotto il profilo professionale.
E non sono buone notizie: continua la fuga di cervelli e di professionalità, e si innesca quel circolo davvero poco virtuoso che rende asfittica un’economia già in difficoltà da anni.
T-Island: è già un successo
E intanto T-Island ha cominciato a collocare il primo personale. Già in 30 hanno trovato lavoro all’estero, e altri 30 sarebbero in fase di prima collocazione nei prossimi giorni.
Numeri per ora piccoli, ma che confermano la bontà dell’intuizione dell’azienda, che punta a diventare un importante punto di riferimento per chi cerca lavoro anche al di fuori dei confini nazionali.
Staremo a vedere come reagiranno le aziende di collocamento locali, anche se con il materiale (economico) con il quale si trovano a lavorare, difficilmente potranno arrestare l’avanzata di T-Island e del suo modello globale di collocamento.