Il conciliatore valuta le posizioni di due parti che si ritrovano in conflitto, per evitare che si ricorra alle vie legali. Ecco come diventare un conciliatore professionista e come lavora.
Come si diventa
Per diventare un conciliatore professionale, hai diverse possibilità:
- Conseguire una laurea triennale (in qualsiasi settore) seguendo poi un corso di formazione professionale per l’iscrizione all’albo;
- Seguire direttamente il corso di formazione professionale (se sei già iscritto in altri albo professionali in ambito giuridico-aziendale);
- Senza nessun titolo aggiuntivo, se sei in campo giuridico-aziendale da almeno 15 anni.
Scegli la tua strada per diventare un conciliatore professionista. Oltre alla formazione, ci sono dei requisiti specifici. Per esempio, non devi avere carichi pendenti, così come non devi essere stato soggetto a interdizione dai pubblici uffici.
Si tratta dei cosiddetti “requisiti di onorabilità”: significa che non ci devono essere dubbi sulla tua onestà e, per questo, per iscriverti all’albo dovrai consegnare anche documenti come il certificato per i carichi pendenti, che attesti l’assenza di precedenti.
Come lavora
Il conciliatore lavora presso le sedi dei tribunali. Prima che la controversia diventi un problema, sono le parti stesse a contattare il conciliatore, che dovrà avere un buon carattere e ascoltare le singole esigenze. Il suo compito è, infatti, offrire una soluzione di accordo, non stabilire chi ha ragione e chi ha torto.
Per fare questo lavoro, il conciliatore avrà bisogno di più colloqui e di tempo, oltre a una certa esperienza nelle questioni giuridiche. Si diventa professionisti affrontando un certo numero di casi, non da un giorno all’altro. La cosa importante è mantenere un certo distacco dalle situazioni che si vanno ad analizzare.
Se sei in qualche modo collegato al caso, dovrai richiedere che il caso stesso venga affidato a un collega, in modo che non ci siano dubbi sulla tua professionalità. Il conciliatore professionista dovrà poi rendicontare sul lavoro svolto al tribunale, che dovrà chiudere la pratica per via extragiudiziale.