E’ la domanda che tutti i neolaureati si pongono: mi conviene accettare uno stage non retribuito?
Con l’intensificarsi della crisi, questa forma di tirocinio si è andata diffondendosi a vista d’occhio. Rispondere al quesito è facile ma allo stesso tempo complesso. In estrema sintesi, intervengono un gran numero di fattori a determinare la reale convenienza di uno stage.
C’è stage e stage
Conviene accettare uno stage gratis? Dipende soprattutto dalla società che eroga lo stage. Si tratta di una questione di curriculum.
Se il lavoratore inserisce nel suo cv una esperienza in un’azienda prestigiosa i datori di lavoratori tenderanno a prediligere lui rispetto agli altri candidati. La retribuzione, in questa prospettiva, non conta (anche perché non figura nel curriculum).
Un altro fattore da prendere in considerazione è la formazione. Al netto delle referenze che un’esperienza in stage può produrre, al netto del prestigio della società, la domanda che il lavoratore deve porre a se stesso è: quanto mi sarà utile?
Uno stage “da referenza” che però lascia lo stagista senza un reale bagaglio di conoscenze, serve comunque a poco.
Quando lo stage non retribuito non conviene
Esistono casi in cui accettare uno stage non retribuito non conviene anche se erogato da una società prestigiosa o è realmente formativo. Ci sono alcuni stage da evitare a ogni costo. Ecco due tipi.
Gli stage umilianti. Alcune mansioni possono non rispondere al ruolo per cui si è stati assunti e imporre un lavoro niente affatto esaltante (es. le classiche fotocopie).
Gli stage tappa-buchi. Alcune aziende, specie quelle che peccano in moralità, assumono stagisti solo per riempire i vuoti dei lavoratori che sono andati in ferie o che sono a casa per la maternità. Questo è un utilizzo strumentale e che nulla ha a che fare con la finalità di questa forma contrattuale: formare.