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Il 2014 è stato l’anno dei mini-jobs, previsto raddoppio per il 2015

ristorante voucherIl posto fisso è diventato ormai davvero un miraggio e a testimoniare quello che potrebbe sembrare un luogo comune, arrivano i dati della Cgia di Mestre, che certifica come, con il sistema dei voucher,  si sia passati all’enorme numero di 72 milioni di ore impiegate utilizzando il lavoro a chiamata.

Si tratta di una modalità di lavoro che prevede la chiamata da parte del datore del lavoro, per l’impiego (in genere a giornata) nel settore della ristorazione e dei servizi. Si tratta dunque di camerieri, aiuti cuoco, personale di sala e scaffalisti e cassieri di supermercato.

Se da un lato c’è chi gioisce perché si tratterebbe di ore che difficilmente si sarebbero potute coprire con contratti tradizionali, dall’altro c’è chi sottolinea, non con tutti i torti, che questa tipologia di lavoro ricorda una che era stata, a ragione, bandita dal codice civile italiano, ovvero il lavoro a cottimo.

Un monte ore triplicato in soli due anni, grazie soprattutto al sistema dei voucher, che permette al datore di lavoro di utilizzare ticket numerati dal valore di 10€, che prevedono da parte del lavoratore l’incasso di circa 7,5€, con la parte restante che finisce invece nelle mani dell’INPS.

Un sistema da un lato sicuramente vantaggioso sia per lo stato, che per il datore di lavoro e il lavoratore, che permette di far emergere una enorme fetta del mondo del lavoro che rimaneva, tradizionalmente, sommersa, ma che apre nuovi e inquietanti scenari per chi invece fa del posto fisso il punto nevralgico intorno al quale dovrebbe ruotare il mondo del lavoro.

Come funzionano i voucher?

Si tratta di biglietti che possono essere acquistati sia in banca, sia nelle sedi INPS, sia in molti tabaccai della penisola e sono di 3 tagli: 50€, 20€ e 10€. Il 75% del valore può essere incassato dal lavoratore, mentre il restante 25% finisce per essere spartito tra INPS, INAIL e assicurazione anti-infortunistica. 

Si tratta di un sistema estremamente pratico per far fronte alla necessità di personale non costante, come ad esempio nel caso dei ristoranti, dei pub e delle strutture ricettive in generale.

Un sistema che, giurano gli imprenditori del settore, è stata una manna dal cielo e ha permesso ad un settore in genere “in nero” come quello della ristorazione di poter emergere legalmente, con contributi pagati per il lavoratore che può finalmente offrire la sua professionalità nella legalità e nella sicurezza.

Il sistema sarà quindi, dopo tre anni di sperimentazione, sicuramente confermato da parte di INPS e Governo, con l’obiettivo non dichiarato di superare, per il 2015, i 100.000.000 di ore.

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